Un “caccia” senza pilota che decolla e atterra in verticale, vola come un jet e non ha bisogno di pista: X-BAT è la proposta di Shield AI per portare l’airpower dove oggi non arriva—su navi non portaerei, isole o piazzali improvvisati—e farlo anche quando GPS e comunicazioni sono disturbati. Il segreto è il software Hivemind, lo stesso filone di autonomia che ha già pilotato un F-16 modificato (X-62A VISTA) in manovre da dogfight, dimostrando decisioni a bordo in scenari complessi.
Cosa promette (al netto dell’hype)
X-BAT unisce tre caratteristiche che raramente coesistono: decollo/atterraggio verticale (VTOL), profilo stealth a reazione e autonomia decisionale avanzata. Le specifiche pubblicate dall’azienda parlano di oltre 2.000 miglia nautiche di raggio (≈ 3.704 km), quota operativa > 50.000 piedi (≈ 15.240 m) e apertura alare 39 piedi (≈ 11,9 m). L’ingombro “containerizzabile” (circa 12 × 4,3 × 1,8 m) e una suite di guerra elettronica integrata indicano una piattaforma pensata per dispiegamenti rapidi e ambienti “denied”.
Ci sono poi due dettagli sostanziali: il propulsore di derivazione F-16—che apre alla possibilità di velocità supersoniche—e un vano armi interno (con hard point esterni in “beast mode”), scelte coerenti con la riduzione della segnatura radar. Fonti aeronautiche statunitensi inquadrano X-BAT nella famiglia dei Collaborative Combat Aircraft (CCA): assetti “gregari” dei caccia con pilota, con raggio di combattimento stimato ~1.000 NM e profilo di missione flessibile (scorta, attacco, EW, ISR).
Stato programma, credibilità e cosa manca
Secondo New Atlas, primo volo VTOL entro fine 2025 e impiego operativo indicativo nel 2028: una timeline ambiziosa ma non fantascientifica, considerando il pedigree industriale di Shield AI. L’azienda è già in servizio con V-BAT, VTOL a ventola intubata schierato con US Navy/USMC e selezionato anche dai Paesi Bassi per l’uso navale; un curriculum che dà sostanza alla narrativa “runway-independent”.
Restano alcune incognite che meritano un approccio critico: la reale attritabilità (costi/sostituzione), l’integrazione di sensori e armamenti in un airframe VTOL stealth, e soprattutto la certificazione d’uso di un “pilota AI” in scenari NATO con regole d’ingaggio stringenti. Ma il contesto internazionale—dagli esperimenti USA sull’AI in volo ai test europei con AI a bordo di caccia—indica una direzione chiara: l’autonomia in combattimento sta diventando una variabile strutturale, non un add-on.
Perché parlarne ora
X-BAT sposta la “geografia” dell’aviazione militare: se la pista non serve, si moltiplicano i punti di lancio e si riduce la vulnerabilità a missili e raid sulle basi. È questo l’angolo editoriale da raccontare: non “un altro drone”, ma un concetto di potenza aerea senza aeroporti, potenzialmente decisivo in teatri come l’Indo-Pacifico. E se il primo volo andrà come previsto, il 2028 potrebbe essere l’anno in cui questa idea lascia davvero l’hangar.