La webcam che sparisce: perché la scelta di Honor sul MagicBook Art 14 dice qualcosa sul futuro dei laptop

Una soluzione ingegneristica intelligente nasconde l'ottica e libera lo schermo, ma è sotto la scocca che si vede il vero cambio di passo

di Redazione - 29/12/2025 13:10

Tra le diverse soluzioni emerse negli ultimi tempi nel settore dei notebook, quella adottata da Honor per la gestione della webcam sul suo MagicBook Art 14 spicca per pragmatismo. La scelta di un modulo magnetico rimovibile, collegato tramite pogo pin, risolve alla radice due problemi storici degli ultrabook: la necessità di cornici spesse per ospitare l'ottica e la preoccupazione, sempre più diffusa, per la privacy. Sorprende che nessun altro produttore abbia ancora replicato un design così pulito, che nasconde la fotocamera all'interno dello chassis quando non in uso, andando a eliminare la necessità di otturatori fisici o software spesso fallaci.

Oltre la privacy: un potenziale modulare inespresso

Limitare l'analisi del MagicBook Art 14 alla sola scomparsa della webcam sarebbe però riduttivo. La presenza di un aggancio magnetico proprietario con contatti elettrici apre infatti a scenari ben più ampi di un semplice orpello estetico, perché una porta simile potrebbe a tendere trasformare il computer in un dispositivo parzialmente modulare.

Immaginiamo un ecosistema di accessori a basso consumo che sfruttano lo stesso alloggiamento, come una soundbar miniaturizzata per migliorare l'audio in conferenza, un modulo ottico ad altissima risoluzione per i creator, sensori biometrici avanzati che non occupino spazio sulla scocca, o persino moduli di memoria esterna o luci di riempimento per le videochiamate. Al momento è una porta per la webcam, ma l'infrastruttura suggerisce che i notebook potrebbero evolversi verso una personalizzazione hardware "plug-and-play" finora inesplorata in questa categoria di peso.

Snapdragon X Elite: fine del rodaggio

Sotto la scocca di macchine come questa, però, si gioca la vera partita. La presenza della piattaforma Snapdragon X Elite segna il definitivo ingresso dei chip di derivazione mobile nel mondo PC di fascia alta. Bisogna essere onesti nell'analisi: il debutto di questa architettura su Windows non è stato privo di frizioni. Nei primi mesi, l'emulazione del software x86 e la scarsità di driver nativi hanno creato un po' di mal di pancia agli early adopters, frenando l'entusiasmo iniziale.

Oggi però il quadro è decisamente diverso. Microsoft e gli sviluppatori terzi hanno colmato gran parte del gap: la maggioranza delle applicazioni di produttività e creative gira ora in modo nativo o attraverso un livello di emulazione che l'utente finale fatica a percepire. Il risultato è un dispositivo che, pesando circa un chilogrammo, offre una reattività immediata e opera nel più assoluto silenzio, grazie a una gestione termica che i chip tradizionali faticano ancora a eguagliare.

Uno sguardo al 2025: Intel e AMD avvisate

L'esperienza d'uso quotidiana con questi dispositivi ARM suggerisce che potrebbero essere il form factor del futuro per la mobilità, grazie a display eccellenti, autonomia che copre realmente la giornata lavorativa e prestazioni costanti anche scollegati dalla presa di corrente.

Ma la vera scossa al mercato è attesa per la metà del prossimo anno. L'arrivo della seconda generazione, presumibilmente denominata Snapdragon X2 Elite, promette di alzare ulteriormente l'asticella delle performance per watt. Se fino a ieri Intel e AMD guardavano a Qualcomm con curiosità e un pizzico di scetticismo, oggi la minaccia al duopolio x86 è reale. Vedremo infatti sempre più loghi Snapdragon sui ripiani dei negozi di elettronica e la competizione si sposterà non dalla potenza bruta all'efficienza pura.

Articolo sponsorizzato da Honor Italia