Il suono che spegne il fuoco: l’anti-incendio a infrasuoni per proteggere le case

Una startup propone di usare onde sotto i 20 Hz per sopprimere fiamme vicino alle abitazioni; tecnologia promettente, la scalabilità resta da dimostrare.

di Gabriele Arestivo - 20/10/2025 16:56

Sonic Fire Tech è una startup americana che sta trasformando un’idea vista e rivista in laboratorio in un prodotto pensato per le abitazioni: non più acqua o schiume, ma infrasuoni (onde a bassa frequenza sotto i 20 Hz) per interrompere la combustione e limitare l’innesco vicino a pareti, gronde e tetti. L’azienda ha raccolto capitale di rischio e si sta muovendo verso prove sul campo con utility californiane per dimostrare che questa soluzione può diventare un ulteriore strato operativo nella difesa contro gli incendi.

Come funziona la tecnologia e perché è diversa

L’approccio si basa su generatori meccanici che producono onde di pressione a frequenze così basse da non essere udibili. A differenza dei prototipi “a subwoofer” che hanno fatto scalpore sui social anni fa, Sonic Fire Tech ha sviluppato un attuatore simile a un pistone più grande, azionato da un motore elettrico, che pulsa aria dentro condotti rigidi installati lungo la linea di colmo del tetto e sotto le gronde.

L’idea è semplice: indirizzare energia acustica verso i punti dove le scintille e i focolai incontrano la struttura per destabilizzare il fronte di fiamma e impedire che si propaghi. Un sistema residenziale tipico consuma dell’ordine di grandezza di qualche centinaio di watt (intorno ai 500 W) e prevede batterie di backup per i blackout, eliminando la necessità di una rete idrica dedicata come invece richiedono gli sprinkler.

Potenzialità, numeri e limiti pratici

La startup punta a un’offerta commerciale che costerebbe indicativamente il 2% del valore dell’immobile, con l’obiettivo di integrare il prodotto nel canale delle assicurazioni e ottenere certificazioni tecniche. Nei test interni Sonic Fire Tech ha registrato risultati fino a circa 7–8 metri; il management sostiene che, con unità più grandi, il raggio operativo potrebbe arrivare a centinaia di metri, ma si tratta di una soglia obiettivo, non ancora dimostrata in condizioni reali.

Il contesto è urgente: la stagione incendi del 2025 ha consumato aree immensamente vaste, oltre 1,9 milioni di ettari (circa 19.000 km²) solo negli USA, e i danni economici spingono il mercato a cercare soluzioni disruptive. Tuttavia, la scienza dietro l’“estinzione acustica” non è banale: funzionamenti e meccanismi sono studiati da più ricerche accademiche, ma la vera sfida resta la scalabilità all’aperto, dove vento, tizzoni e topografia possono ridurre drasticamente l’efficacia delle onde.

Prima che il mercato e i regolatori diano il via libera serviranno test indipendenti, standard di certificazione e verifiche su eventuali effetti di lungo periodo su persone e animali. Vale la pena seguirne lo sviluppo con attenzione: potremmo trovarci davanti a un nuovo strumento nella cassetta degli attrezzi anti-incendio, purché la promessa dei laboratori si confermi anche nel mondo reale.