Il robot liquido che si comporta come una cellula e si muove grazie agli ultrasuoni

Un team sudcoreano ha creato un robot liquido capace di fondersi, dividersi e inglobare materiali che si controlla a distanza con onde sonore

di Redazione - 08/04/2025 12:54

Potrebbe sembrare fantascienza, ma un team di scienziati sudcoreani ha realizzato un robot liquido in miniatura che si comporta quasi come una cellula vivente. È capace di deformarsi, dividersi, fondersi e persino inglobare oggetti esterni. Un salto concettuale e pratico notevole rispetto ai tradizionali robot rigidi. Il nuovo robot, chiamato PB (Particle-armored liquid Bot), è composto da una semplice goccia d’acqua avvolta da particelle superidrofobiche di Teflon, che formano una sorta di armatura elastica ma resistente.

Questa armatura, oltre a proteggere il liquido interno, rende il PB capace di attraversare ambienti complessi senza rompersi, a differenza di soluzioni precedenti come le “liquid marbles”, che spesso collassano sotto sforzo termico o meccanico. L’innovazione è nel design: la forma cuboidale aumenta il rapporto tra superficie e volume, permettendo di trattenere più particelle sulla superficie. Il risultato? Maggiore stabilità, resistenza agli urti e possibilità di compiere funzioni complesse. I ricercatori hanno dimostrato che i PB resistono a compressioni superiori del 250% rispetto ai precedenti modelli, e possono essere spinti e diretti a distanza con onde ultrasoniche, senza contatto diretto.

Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista Science con il titolo "Particle-armored liquid robots with exceptional fluidity and mechanical resilience".


Da cellule artificiali a strumenti medici: le applicazioni

Il comportamento dei PB ricorda quello delle cellule viventi. Proprio come i fagociti del nostro sistema immunitario, questi robot liquidi possono inglobare materiali estranei selezionando quelli idrofili. Possono anche unirsi tra loro per trasportare reagenti chimici e farli reagire internamente, trasformandosi in microreattori mobili. In un test dimostrativo, due PB hanno recuperato materiali da ambienti separati, li hanno fusi e fatto partire una reazione chimica utile, il tutto mantenendo la propria integrità.

Il potenziale di questi micro-robot nella medicina è altissimo. Potrebbero trasportare farmaci all’interno del corpo, attraversando tessuti umidi o ostacoli microscopici. Immaginiamoli all'opera per colpire con precisione cellule tumorali o rilasciare molecole in punti difficili da raggiungere, il tutto senza la necessità di incisioni o strumenti invasivi.

Ma non finisce qui: i PB riescono anche a “camminare” sull’acqua e a passare dalla superficie liquida alla terraferma senza rompersi, cosa impossibile per i robot liquidi precedenti. Questo li rende adatti a missioni ibride tra ambienti solidi e fluidi, una qualità essenziale per esplorazioni interne al corpo o per ambienti industriali complessi.

Il passo successivo? Migliorarne la capacità sensoriale e l’autonomia, magari introducendo particelle magnetiche o materiali smart. I PB non sono solo un esperimento riuscito: sono un’anticipazione concreta del futuro della robotica bio-ispirata, capace di integrarsi con il corpo umano senza invaderlo.