Il simbolo antico dell’uroboro rappresenta un serpente (o un drago) che, mordendosi la coda, forma un cerchio infinito. In linguaggio allegorico simboleggia la totalità e l’eterno ritorno delle cose e, per questo, anche la perfezione.
Si tornerà spesso a parlare di “ritorno delle cose” anni dopo l’istituzione di questo simbolo, sino ai giorni nostri, quando l’urgenza di rimediare ai danni causati dall’essere umano ha vestito di nuova luce il concetto di “economia circolare” teorizzato da uno studioso sessant’anni fa (non solo per la moda dei tatuaggi, quindi).
Un meccanismo dove tutto si crea e nulla si distrugge, ma anzi viene scambiato, riparato, sostituito. E re-inserito armoniosamente nel suo flusso ciclico.
L'esempio di Swappie
Il ritorno delle cose è anche alla base di aziende come Swappie, la società finlandese sul mercato da sette anni che ricondiziona i dispositivi elettronici più popolari al mondo: gli iPhone.
Swappie acquista gli smartphone venduti da privati e aziende, li rimette in sesto con un processo proprietario che richiede, nei casi più estremi, più di cinquanta fasi di riparazione e sostituzione, e li reintroduce sul mercato.
Questo avviene a un prezzo più conveniente, con la scocca quasi perfetta (a volte perfetta e basta), una macchina rinnovata all’interno e decine di emissioni di CO2 in meno. Sì, perché la produzione di un telefono nuovo copre tra l'85 e il 95% della sua impronta di carbonio, essendo un’attività estremamente energivora. Per non parlare della piaga degli “e-waste”, i rifiuti elettronici prodotti da chi preferisce disfarsi del proprio smartphone (o altri device) in discarica, anziché rivenderlo a privati o a player come Swappie.
L'azienda è specializzata in iPhone perché ha voluto implementare al meglio il suo metodo, ma non si esclude che in futuro possa aprire le porte dei suoi laboratori ad altri dispositivi Apple. "Non nel prossimo futuro, ma avverrà", ci ha raccontato il CEO e co-fondatore dell'azienda (giovanissimo), Sami Marttinen. "Gli iPhone sono i dispositivi più diffusi, abbiamo standardizzato i nostri processi e affinato le diverse specializzazioni richieste per consegnarli ai clienti nelle migliori condizioni possibili. Prima di considerare altri device, volevamo assicurarci che la nostra infrastruttura fosse perfetta".
Visita nei laboratori Swappie
Visitando il laboratorio di Swappie a Tallinn, gemello estone di quello di Helsinki, si percepisce sin da subito la voce del verbo che detta ogni processo: riutilizzare. Qui gli iPhone di seconda mano entrano ed escono come nuovi, ma niente di ciò che li compone, neanche nei casi più estremi, viene buttato.
Dopo la catalogazione e un rapido controllo iniziale, durante i quali gli iPhone vengono caricati al 100% per evitare che si spengano nelle fasi successive del processo, vengono verificati i tre requisiti fondamentali per il ricondizionamento: che si accendano, che siano stati correttamente ripristinati (quelli con Find My Phone attivo vengono rispediti al mittente) e che il loro codice IMEI non figuri in nessuna blacklist di smartphone rubati.
L’iPhone viene in seguito sottoposto a un checkup completo in cui tutti i componenti elettronici vengono passati in rassegna: batteria, fotocamere, schermo, scheda madre, etc.
Ai telefoni in condizioni migliori basterà una pulizia intensiva, dopodiché passeranno alle fasi finali del ciclo di ricondizionamento. Quelli più compromessi, invece, avranno bisogno di un intervento maggiore. Tra questi è previsto un passaggio nel reparto di micro-saldatura, dove un team esperto sostituisce i componenti interni danneggiati con un lavoro pressoché chirurgico. Di solito, l’elemento che ha più frequentemente bisogno di sostituzione è la batteria, seguita dallo schermo e dalla fotocamera.
Se l’iPhone è troppo danneggiato o vecchio per essere ricondizionato, come avviene in percentuale minore, i componenti verranno riutilizzati da Swappie per altre operazioni (vi avevamo detto che non si butta via niente).
Tornando ai ricambi, Swappie non ha aderito al programma di riparazione di Apple e non utilizza ricambi originali, a meno che non siano gli stessi precedentemente “asportati” da iPhone impossibili da ricondizionare, come i suddetti. Si avvale tuttavia di una fitta schiera di partner terzi che rifornisce componenti collaudati in modo scrupoloso prima di essere impiantati.
Gli ultimi passaggi sono costituiti dalla classificazione, dove vengono valutati eventuali danni estetici e gli smartphone vengono certificati come accettabili, ottimi o eccellenti.
Si passa infine all’imballaggio, con eventuali accessori, e alla spedizione ai clienti nei differenti Paesi. Swappie elargisce 12 mesi di garanzia e un servizio di reso che consente la restituzione dello smartphone entro 14 giorni dall’acquisto. E spedisce in 15 Paesi europei, tra cui l'Italia, che è il mercato principale a livello di vendite.
Ricondizionato e usato non sono sinonimi
Ma che percezione hanno del "ricondizionato" gli italiani? "All’inizio nessuno sapeva cosa fosse il ricondizionato: era una parola che si sentiva pronunciare poco e che veniva confusa con l'usato", ci ha spiegato Elena Garbujo, country manager per l'Italia (anche lei giovanissima). "Adesso, dopo cinque anni di presenza di Swappie sul mercato italiano, la percezione è cambiata: quasi il 90% delle persone sa quale sia il suo significato".
A mancare, oltre a una conversione massiccia del mercato nonostante gli ottimi passi avanti compiuti finora, è la fiducia: "In molti non si fidano e pensano che i prodotti ricondizionati siano qualitativamente inferiore ai nuovi", ha aggiunto Garbujo. "Ma non è così".
Non solo: manca anche lo slancio a consegnare il proprio smartphone in disuso nelle mani di altri utenti, piuttosto che lasciarlo ammuffire nel cassetto. O meglio, manca la conoscenza di questa possibilità: secondo una ricerca di Kantar, ben il 47% degli intervistati non sa di poter ottenere un corrispettivo in denaro per un iPhone rotto o danneggiato, tantomeno per un dispositivo funzionante.
Il futuro però è più roseo di quel che sembri: il mercato del ricondizionato aggiunge ogni anno qualche punto percentuale alla sua crescita, la consapevolezza aumenta e, anche se il driver principale rimane l'aspetto economico, mai come oggi si avverte l'esigenza di appellarsi a scelte più sostenibili.