Come funziona BitChat, l'app di messaggistica che non ha bisogno di Internet né server

Il progetto di Jack Dorsey rilancia l’idea di una messaggistica alternativa, pensata per funzionare anche in assenza di reti o infrastrutture tradizionali

di Greta Rosa - 18/07/2025 08:31

Jack Dorsey torna a far parlare di sé, ma questa volta non con un nuovo social network. Il co-fondatore di Twitter scommette su un progetto che scardina l’idea stessa di connessione permanente: si chiama BitChat e permette di scambiare messaggi senza Internet, senza numeri di telefono e senza server centrali. Ma come funziona, davvero, questa nuova app “offline”?

La chat senza connessione

BitChat si basa su una tecnologia chiamata Bluetooth Low Energy, la stessa usata ad esempio da cuffie wireless o dispositivi fitness per collegarsi al telefono. Rispetto al Bluetooth classico consuma meno batteria ed è pensato per connessioni semplici e a corto raggio.

La particolarità di BitChat è che non si limita a collegare due dispositivi vicini tra loro, ma costruisce una vera e propria rete mesh. Significa che ogni telefono su cui è installata l’app diventa un nodo di rete, cioè un punto capace sia di inviare che di ricevere messaggi e, soprattutto, di inoltrarli ad altri telefoni.

In parole semplici: se devi mandare un messaggio a qualcuno che si trova lontano da te, il tuo telefono non lo invia direttamente, ma lo trasmette a chi è più vicino, poi quel telefono lo passa a un altro, e così via fino ad arrivare al destinatario. Un po’ come una staffetta tra telefoni, senza passare per Internet. Se il destinatario non è raggiungibile subito, il messaggio viene “messo in coda” e rimane salvato temporaneamente sui telefoni intermedi per un massimo di 12 ore.

Questa rete funziona fino a circa 30 metri tra un telefono e l’altro, ma grazie alla modalità di passaggio messaggi tra nodi, si può arrivare a coprire distanze molto maggiori, anche a livello cittadino.

Privacy al centro

Uno dei punti chiave di BitChat è la sua attenzione alla privacy. Come anticipato in apertura, l'app non richiede né numero di telefonoemail, e non usa server centrali, cioè non esistono computer “al centro” della rete che conservano i messaggi. I dati restano sempre tra gli utenti, trasmessi solo tra telefoni vicini.

I messaggi sono protetti dalla cosiddetta crittografia end-to-end, un sistema di sicurezza che garantisce che solo mittente e destinatario possano leggere il contenuto del messaggio. BitChat usa un protocollo di sicurezza chiamato Noise Protocol XX, lo stesso utilizzato da app molto conosciute per la privacy, come Signal. Inoltre, l’identificativo Bluetooth dei telefoni cambia automaticamente ogni 5-15 minuti. Questo meccanismo, chiamato rotazione degli ID, rende molto più difficile tracciare gli utenti o sapere chi sta comunicando con chi.

Non vengono salvati nemmeno i metadati, cioè informazioni come quando un messaggio è stato inviato o ricevuto, oppure da quale telefono è passato. In pratica le comunicazioni sono private e anonime.

Utilizzo e rischi

BitChat nasce per risolvere un problema concreto: garantire la comunicazione anche in situazioni dove la rete non funziona o è sotto controllo. È pensata per casi di emergenza, come terremoti o alluvioni, per chi vive sotto censura digitale (in paesi come Iran o Cina), o per eventi dove le reti si intasano facilmente (manifestazioni, festival, grandi eventi sportivi).

Allo stesso tempo, il fatto che non ci siano controlli e tutto sia anonimo ha sollevato preoccupazioni: il rischio è che la piattaforma possa essere usata anche per scopi illeciti, proprio perché non lascia tracce né permette monitoraggi.

L'app è ancora in fase beta, cioè di test, ma è già scaricabile per iPhone tramite il programma TestFlight di Apple, ma i posti per il test sono già esauriti: 10.000 utenti stanno già provando il sistema. Esiste anche una versione sperimentale per Android.

Il progetto è open source, cioè il codice con cui l’app è creata è pubblico e disponibile online, in modo che altri sviluppatori possano studiarlo, correggerlo o migliorarne il funzionamento. È stato avviato da Dorsey in pochi giorni, anche grazie all’aiuto di software generativi basati su intelligenza artificiale.