Alla fiera Global Rail di Abu Dhabi, la veneta Ironlev ha portato fuori dal laboratorio la sua levitazione magnetica passiva. Lo scorso 30 settembre, nelle facility di Etihad Rail, una piattaforma di carico con container standard è stata agganciata a un’unità motorizzata e fatta scorrere su rotaie UNI60 (le stesse diffuse in Italia) senza contatto meccanico con il binario. Per l’azienda si tratta del primo test su scala reale oltreconfine di una tecnologia sviluppata interamente in Italia.
Come funziona la levitazione passiva
La chiave sta nei magneti permanenti che avvolgono la rotaia d’acciaio. Non si tratta di elettromagneti alimentati, ma di blocchi magnetici “statici” che, per geometria e disposizione, creano una spinta verso l’alto sufficiente a sostenere il peso del convoglio. In pratica il carico galleggia stabilmente senza bisogno di energia per il sostentamento, una differenza sostanziale rispetto ai sistemi maglev tradizionali che richiedono complesse alimentazioni e controlli attivi. La trazione, invece, resta affidata a un modulo motorizzato: il compito dei magneti è solo quello di togliere l’attrito verticale, non di muovere il convoglio.
Il risultato atteso è una drastica riduzione dell’attrito e, di conseguenza, di rumore, consumi e usura. Il dettaglio che il test sia avvenuto su rotaie UNI60 è tutt’altro che secondario: significa che, almeno in teoria, la tecnologia potrebbe essere applicata anche a linee già esistenti senza dover rifare le infrastrutture da zero, un aspetto che distingue questa proposta da altri progetti maglev che necessitano di binari dedicati.
Cosa cambia rispetto ai test precedenti
Rispetto alle dimostrazioni del 2024, basate su levitazione attiva (dove serviva energia per stabilizzare il sistema), il passaggio al passivo segna un grande cambio di passo. Stavolta il test è in scala reale, su binari standard e con un container in presa: non più un prototipo da laboratorio, ma un dimostratore che punta a raggiungere la maturità industriale. La scelta di partire dal trasporto merci è coerente: in logistica ogni riduzione dell’attrito significa avere meno costi operativi e meno manutenzione.
Le prospettive (tra opportunità e incognite)
“È possibile far levitare carichi su binari esistenti senza consumo energetico né modifiche strutturali”, ha sottolineato il presidente Adriano Girotto, come riporta una nota stampa. "Restano però diversi aspetti da validare, come la sicurezza in curva e agli scambi - passaggi complessi perché le rotaie non sono mai perfettamente lineari - o la gestione delle tolleranze meccaniche, visto che pochi millimetri di gioco possono fare la differenza tra stabilità e deragliamento".
L’estensione al trasporto passeggeri non è quindi esclusa, ma richiederà il coinvolgimento di partner industriali e istituzioni. Se i test indipendenti confermeranno i risultati di Abu Dhabi, ridurre l’attrito su binari tradizionali potrebbe essere una via pragmatica per alzare l’efficienza della ferrovia senza ricorrere a nuove infrastrutture dedicate. Un approccio evolutivo più che rivoluzionario, e proprio per questo potenzialmente più vicino al mercato.