Per una volta, il test drive comincia da un posto diverso: il sedile del passeggero. La Model 3 su cui viaggiamo imbocca una rotonda alle porte di Milano, volante che gira da solo, indicatori che si attivano senza che nessuno li sfiori. Nel posto di guida siede un tester Tesla, ma a guidare, questa volta, è un software: si chiama Full Self-Driving (Supervised) una delle ultime evoluzioni della guida assistita della casa californiana, operativa dal 2022 negli Stati Uniti e arrivata questo mese in Italia sotto forma di sessioni di prova dimostrative aperte al pubblico (e già sold out).
Segno che l’Europa, dopo anni di prudenza regolatoria, sta iniziando ad aprirsi davvero alla guida automatizzata: prima con le norme Onu/Unece sui sistemi di livello 3, che hanno permesso a marchi come Mercedes di omologare il Drive Pilot in Germania, poi con i test su larga scala di soluzioni più spinte, come ad esempio questa. Tesla indica come orizzonte temporale l'inizio del prossimo anno per il via libera europeo: se l’iter si chiuderà positivamente, FSD (Supervised) dovrebbe diventare un’opzione attivabile anche in Italia come estensione a pagamento dell’Autopilot di serie, sempre in forma assistita e con il conducente legalmente responsabile.
La tecnologia alla base
Ma facciamo un passo indietro: come funziona FSD (Supervised)? Partiamo dal presupposto che si tratta dell’estensione più spinta dell’Autopilot, il sistema di assistenza alla guida di Tesla che oggi mantiene l’auto in corsia e regola velocità e distanza dal veicolo che precede, soprattutto su autostrade e strade a scorrimento veloce. Con FSD, lo stesso approccio viene sfruttato nella sua interezza: l’auto non si limita più a seguire la corsia, ma può affrontare svolte a sinistra e a destra, rotonde, incroci più o meno complessi, cambi di corsia, ingressi e uscite in tangenziale, fino a coprire praticamente tutti gli scenari urbani ed extraurbani. In poche parole, l'auto può ora portarti a spasso ovunque, comandando sterzo, acceleratore, freno e frecce come un guidatore in carne ed ossa. Ma resta un sistema di livello 2: il conducente deve rimanere vigile, pronto a intervenire in ogni momento, e rimane il responsabile legale di ciò che accade.
Dal punto di vista tecnologico, FSD (Supervised) parte dalle telecamere dell’auto, che funzionano come un sistema di visione artificiale: le immagini vengono elaborate in tempo reale da reti neurali che riconoscono corsie, veicoli, pedoni, ciclisti, semafori e segnali stradali e ricostruiscono una scena tridimensionale intorno alla vettura. Su questa mappa visiva si innestano le informazioni cartografiche, che danno contesto, dopodiché entra in gioco il software di pianificazione, che calcola la traiettoria e traduce le decisioni in comandi per sterzo, acceleratore e freno decine di volte al secondo. Tesla raccoglie dati (in forma anonima) da milioni di chilometri percorsi dalla flotta, li usa per addestrare nuovi modelli di AI e li distribuisce alle auto tramite aggiornamenti software over-the-air. In teoria, quindi, più Tesla circolano, più l’algoritmo migliora.

La nostra prova
Il traffico di un lunedì mattina piovoso è la prova reale (e realistica) di questo sistema: davanti a noi uno scooter taglia la corsia all’ultimo secondo, una doppia fila stringe la carreggiata, un pedone attraversa fuori dalle strisce e ci sono tante, tantissime rotatorie da affrontare. L’algoritmo reagisce con una prudenza quasi scolastica: rallenta in anticipo, mantiene margini di sicurezza generosi ed evita sorpassi creativi, il tutto con estrema fluidità e scioltezza. È rassicurante, precisissimo e mai titubante, affronta con decisione dossi, immissioni ostiche e precedenze e, possiamo dirlo, supera di gran lunga le nostre aspettative.
La sensazione dal vivo trova in parte riscontro anche nei numeri che Tesla mette sul tavolo: secondo l’azienda, la guida con Autopilot e FSD attivo registrerebbe tassi di incidente fino a sette volte inferiori alla media statunitense, un dato che, se confermato da analisti indipendenti, indicherebbe un potenziale, enorme salto di sicurezza per l’auto privata. Allo stesso tempo, le autorità americane hanno più volte acceso i riflettori su questi sistemi dopo alcuni incidenti con il sistema inserito, un promemoria che la tecnologia resta sotto osservazione e che il bilancio definitivo non è ancora scritto.
Dal sedile del passeggero, però, questo dibattito resta sullo sfondo. Quello che abbiamo percepito è una guida coerente, prevedibile, capace di alleviare lo stress e di gestire con sorprendente naturalezza il traffico reale. La sensazione è di avere a che fare con un assistente di guida già molto maturo, che chiede ancora supervisione ma alza in modo tangibile l’asticella rispetto ai sistemi a cui siamo abituati.