Omoda 5 Hybrid SHS-H è differente e l'abbiamo già provata

Due motori elettrici, un 1.5 turbo a ciclo Miller e una trasmissione dedicata DHT150: tanta tecnologia e una nuova piattaforma

di Gabriele Arestivo - 12/12/2025 13:14

La Omoda 5 ibrida arriva in un momento in cui il segmento dei SUV full hybrid è tra i più competitivi in Europa. L’obiettivo è chiaro: offrire un’alternativa a chi non è pronto all’elettrico puro ma vuole consumi contenuti senza stravolgere le proprie abitudini. Il cuore tecnico è il sistema SHS-H (Super Hybrid System – Hybrid), già visto su altri modelli del gruppo ma qui declinato in chiave “semplice”: niente presa di ricarica, nessun cavo da gestire, gestione interamente automatica.

Questa prima prova si basa su qualche ora di utilizzo, in un contesto misto ma limitato, e sulle informazioni tecniche condivise dall’azienda. Per valutare davvero consumi, autonomia e comportamento nel lungo periodo servirà un test più lungo, in condizioni d’uso reali.

Come funziona l'SHS-H

Il sistema SHS-H non è un classico “benzina con aiutino elettrico”. Si tratta di un’architettura serie-parallela: a muovere le ruote possono essere i due motori elettrici, il quattro cilindri 1.5 turbo a ciclo Miller, oppure tutti insieme. A coordinarli è la trasmissione dedicata DHT150, che decide istante per istante la configurazione più efficiente.

La batteria è da 1,8 kWh: non consente lunghi tratti in elettrico puro, ma basta per gestire partenze, basse velocità e fasi di veleggiamento. In città l’auto parte quasi sempre in elettrico, con il termico spento, a beneficio di comfort acustico e fluidità. Quando serve più spinta – in sorpasso o in ingresso in tangenziale – il motore a benzina può lavorare da generatore (modalità serie) o collegarsi meccanicamente alle ruote tramite la DHT (modalità parallela).

Su strada: comfort e gestione automatica

Nel breve percorso a disposizione la sensazione prevalente è di continuità nella spinta, senza “vuoti” marcati o effetto scooter tipico di alcuni CVT tradizionali. L’elettronica si occupa di tutto: recupera energia in frenata, la rimette in batteria e sfrutta il contributo elettrico per ridurre i salti di regime del termico.

La Omoda 5 Hybrid è pensata per chi non vuole occuparsi della parte tecnica: niente modalità EV da gestire, niente programmazione di ricariche, solo selezione del driving mode e pedaliera. L’uso intensivo della trazione elettrica alle basse velocità dovrebbe aiutare nei contesti urbani, mentre su extraurbano e autostrada sarà da capire quanto spesso il termico resta acceso e con che impatto sui consumi reali.

Consumi dichiarati e confronto con la plug-in

Il pacchetto complessivo parla di 224 CV di potenza di sistema, un consumo medio omologato di 5,3 l/100 km secondo ciclo WLTP e un’autonomia combinata che supera i 900 km. Numeri interessanti sulla carta, soprattutto per chi percorre molti chilometri e non ha modo di ricaricare a casa o in ufficio. Al momento non è possibile confermare questi valori: servono percorrenze più lunghe, con pieni misurati e scenari diversi, rispetto alle poche ore di utilizzo concesse.

Rispetto allo SHS plug-in montato, per esempio, su Omoda 9, la filosofia resta la stessa: ibrido serie-parallelo con ampia quota di trazione elettrica. Cambiano però batteria e utilizzo: sulla plug-in l’accumulatore è molto più grande, c’è la ricarica esterna e si possono percorrere decine di chilometri a zero emissioni se si collega l’auto alla presa ogni giorno. SHS-H, invece, punta sulla praticità assoluta: nessun cavo, gestione automatica dell’energia, stessa logica di controllo ma orientata a chi vuole un’ibrida “tradizionale” con un livello di efficienza che, dati alla mano, sarà interessante verificare su strada nel prossimo test completo.