La corsa alla guida autonoma ha riempito le auto di videocamere, radar e LiDAR, ma nessuna combinazione è davvero perfetta: le camere soffrono di notte e con il controluce, i LiDAR vanno in crisi con nebbia e pioggia intensa, i radar vedono attraverso il meteo ma con pochissimi dettagli.
Teradar, startup di Boston appena uscita dalla modalità stealth (la fase in cui una startup lavora sotto traccia, senza annunci pubblici e visibilità mediatica, per sviluppare prodotto e tecnologia prima di lanciarsi sul mercato), sostiene di aver trovato una quarta via: un sensore di “visione” ai terahertz, una banda dello spettro elettromagnetico che sta tra i radar a onde millimetriche e l’infrarosso dei LiDAR. In poche parole: risoluzione da LiDAR, robustezza da radar, costi nettamente inferiori.
Come funziona il Modular Terahertz Engine
Al centro della tecnologia c’è il Modular Terahertz Engine (MTE), un’architettura di chip allo stato solido che trasmettono, ricevono e processano onde terahertz. Quando il sensore “spara” questi impulsi davanti all’auto, le onde colpiscono veicoli, pedoni, guardrail, segnaletica; il sistema misura il tempo di ritorno e come cambia il segnale in frequenza e intensità.
Da qui ricostruisce una mappa 4D: posizione degli oggetti nello spazio (3D) più la loro velocità relativa (la quarta dimensione), un po’ come un radar imaging molto evoluto. Teradar parla di fino a 20 volte la risoluzione dei radar automotive attuali, con una portata che supera i 300 metri, sufficiente per gestire scenari autostradali ad alta velocità.
Il tutto in un modulo compatto e interamente su silicio, con un prezzo atteso di qualche centinaio di dollari: più caro di un radar tradizionale, ma molto più economico dei LiDAR di fascia alta.
All-weather vision e tempi di arrivo su strada
Il vero punto di forza è la capacità di vedere quando gli altri sensori “mollano”. Per la fisica delle onde, la banda terahertz offre un compromesso ideale: frequenze abbastanza alte da restituire dettagli fini, ma abbastanza basse da non essere disperse da goccioline di pioggia, nebbia o fiocchi di neve. Una cosa che, in teoria, permette una visione ad alta definizione di giorno e di notte, con qualsiasi condizione climatica, riducendo i buchi percettivi dei sistemi attuali.
Non è però una tecnologia pronta per l’auto di domani mattina. Teradar ha appena chiuso un round da 150 milioni di dollari e dice di lavorare con cinque grandi costruttori e tre fornitori Tier 1 per integrare il sensore nei futuri ADAS e nei sistemi di guida autonoma dal livello 1 al livello 5. L’obiettivo dichiarato è entrare in produzione con un modello di serie nel 2028.
Se manterrà le promesse, il terahertz potrebbe diventare il nuovo pezzo forte del “pacchetto sensori” delle auto autonome: non per sostituire tutto il resto, ma per dare finalmente alle macchine un occhio che non si chiude quando il tempo fa sul serio.