Abbiamo guidato Hyundai Inster per una settimana: perché secondo noi è la citycar EV più interessante del momento

Test su strada, autonomia reale, pregi e difetti: ecco perché l’Inster potrebbe essere una svolta nel segmento delle EV compatte

di Greta Rosa - 12/06/2025 10:26

Non capita spesso di guidare un’elettrica compatta e provare la sensazione che sia tutto al posto giusto. Con Hyundai Inster, la piccola della gamma EV della casa coreana, succede. E no, non è solo una questione estetica. Dopo dieci giorni di test – centro città, tangenziali, e perfino un weekend fuoriporta – l’impressione è che abbia un’identità forte e un’idea precisa di cosa voglia essere: un’auto urbana intelligente, concreta e tutt’altro che minimalista.

L'estetica parla chiaro sin da subito: Inster ha un design che rompe la monotonia. Non è l’ennesima elettrica “piatta”, senza carattere, ma una citycar che osa e riesce a farsi riconoscere al primo sguardo. I fari a pixel, tratto distintivo della gamma Ioniq, sono integrati in modo coerente e simpatico, mentre le linee squadrate ma morbide rievocano quel mix di funzionalità e ironia tipico del design coreano più pop. 

Lo spazio all'interno è tanto, ben oltre le aspettative per un’auto lunga appena 3,8 metri. Il merito è della piattaforma compatta ma ben ottimizzata e dell’assenza di tunnel centrale. L’abitabilità è ottima anche per chi siede dietro. Interessante, inoltre, la scelta dei materiali, che privilegia componenti riciclati e di origine naturale: sedili rivestiti in PET riciclato da bottiglie, pannelli in bio-polipropilene ottenuto dalla canna da zucchero, e persino pigmenti derivati da pneumatici rigenerati per alcuni elementi esterni. Una sostenibilità tangibile, non dichiarata a caso.

Guida evoluta e consumi da riferimento

Alla guida, Inster si comporta con grande solidità, per essere una citycar elettrica, rivelandosi un progetto ben calibrato che prende in prestito soluzioni tecniche da modelli di segmento superiore. Non solo per la fluidità tipica delle EV, ma anche per la dotazione di serie: cruise control adattivo, assistente attivo al mantenimento di corsia, frenata automatica d’emergenza. Tutto incluso, tutto funzionante, e soprattutto ben tarato.

Durante l’utilizzo quotidiano, il sistema non si è mai mostrato invasivo, ma preciso ed efficace. Non è poco, soprattutto per un’auto compatta pensata per l’ambiente urbano ma capace di affrontare in scioltezza anche tratti extraurbani.

L’efficienza è un altro punto forte. In dieci giorni abbiamo percorso circa 900 km in condizioni reali, alternando città, statali e autostrada, con un consumo medio di 12,6 kWh/100 km, un dato che conferma un lavoro ben fatto in termini di aerodinamica, software e gestione della batteria. Nonostante la capacità limitata del pacco batterie (42 kWh), l’autonomia si è dimostrata più che adeguata anche per una gita fuori porta.

Non mancano, però, alcuni aspetti migliorabili. La ricarica rapida in corrente continua è dichiarata fino a 120 kW, ma nei nostri test non siamo mai riusciti ad andare oltre i 75-80 kW. Questo significa che, in viaggio, le soste potrebbero richiedere qualche minuto in più del previsto. E lo specchietto retrovisore centrale, appesantito dai sensori per gli ADAS, limita leggermente la visuale frontale: nulla di drammatico, ma si può migliorare.

Il prezzo (onesto) e l’equipaggiamento completo

Capitolo prezzo: si parte da 24.900 euro. Una cifra che, per una full electric accessoriata come questa, è oggi da considerare allineata al mercato. Anzi, in alcuni casi è persino competitiva. A differenza di molte concorrenti che offrono versioni base depotenziate e quasi prive di dotazioni, Inster arriva già completa: infotainment moderno, climatizzatore automatico, comandi al volante, sistema keyless. Non c’è bisogno di aggiungere optional per renderla “guidabile”.

Per concludere, Inster è una citycar che sembra voler mettere ordine nel caos dell’offerta elettrica urbana. Un’auto concreta, con prestazioni misurate, consumi eccellenti e una dotazione che evita la logica degli optional infiniti. Non pretende di piacere a tutti, ma parla con chiarezza a chi cerca qualcosa di pratico, ben fatto e pronto all’uso. Si fa notare senza alzare troppo la voce e questa, forse, è la cosa che abbiamo apprezzato di più. Brava, Hyundai.