Dai server ai termosifoni: a Brescia il primo data center che riscalda le case

Con un innovativo sistema di raffreddamento a liquido, A2A e Qarnot inaugurano un data center che riscalderà oltre 1.000 appartamenti

di Redazione - 15/09/2025 12:41

Recuperare il calore dei server per riscaldare le case. È quello che sta accadendo a Brescia, prima città italiana a sperimentare questa tecnologia su larga scala e tra le poche realtà operative in Europa. Il progetto nasce grazie ad A2A, che ha inaugurato nella centrale Lamarmora un innovativo data center progettato dalla francese Qarnot, puntando a trasformare un problema – il calore disperso dai server – in una risorsa preziosa per l’ambiente e per la comunità.

Dal calore disperso al riscaldamento di 1.350 appartamenti

La soluzione adottata si basa su un sistema di raffreddamento a liquido ad alta efficienza, capace di recuperare calore fino a 65 °C: temperatura sufficiente per essere immessa direttamente nella rete di teleriscaldamento cittadina, senza bisogno di pompe di calore integrative. La prima fase del progetto, già operativa, prevede l’impiego di 30 unità computazionali QBx che generano circa 800 megawattora termici all’anno, garantendo calore e acqua calda a oltre 1.350 appartamenti.

Si tratta di un risultato significativo, considerando che i data center consumano oltre il 3% dell’elettricità globale e che il loro fabbisogno energetico raddoppierà entro il 2030, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Brescia, con la sua rete di teleriscaldamento lunga più di 680 chilometri e già alimentata per l’83% da fonti non fossili, rappresenta il contesto ideale per trasformare il calore di scarto in energia utile.

Una seconda fase a zero emissioni nell’ex deposito del carbone

Il progetto Qarnot prevede anche un secondo step: la realizzazione di un nuovo data center nell’ex deposito del carbone della centrale Lamarmora, una riconversione dal forte valore simbolico e pratico. Questa nuova struttura, che riceverà un finanziamento europeo, produrrà fino a 16 gigawattora di calore all’anno, consentendo di riscaldare oltre 1.350 appartamenti senza l’impiego di fonti fossili.

Secondo l’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, integrare fin dalla progettazione sistemi di recupero energetico nei data center significa creare infrastrutture strategiche per il futuro: città più sostenibili, competitive e con meno emissioni. In Lombardia, ha spiegato, un approccio simile potrebbe riscaldare fino a 150.000 appartamenti, solo sfruttando il calore residuo dei server.

Un laboratorio di sostenibilità e innovazione urbana

Per la sindaca di Brescia, Laura Castelletti, questa iniziativa conferma la vocazione della città come “laboratorio di transizione ecologica”. Come già accaduto negli anni Settanta, quando Brescia fu la prima città italiana a dotarsi di un’infrastruttura di teleriscaldamento, oggi sperimenta una tecnologia in grado di affinare le strategie di decarbonizzazione urbana, ridurre l’inquinamento atmosferico e contrastare i cambiamenti climatici.

Anche per Qarnot, il progetto bresciano rappresenta un traguardo strategico nell’espansione europea. L’azienda francese propone un modello di calcolo ad alte prestazioni (HPC) che coniuga potenza computazionale, efficienza energetica e sostenibilità ambientale, puntando in particolare su settori come automotive, aerospazio, energia e tutte le industrie con carichi intensivi di simulazione.

Come evidenziato dal Position Paper realizzato da A2A con The European House – Ambrosetti e ASviS, il teleriscaldamento è una delle leve tecnologiche chiave per ridurre le emissioni di CO₂ nelle città italiane di oltre il 50% entro il 2050. In un mondo dove AI, cloud e calcolo ad alte prestazioni continuano a crescere, Brescia ha iniziato a gestirne l’impatto energetico in modo intelligente, mostrando una strada che altre città potrebbero presto seguire.